Sant’Agata dei Goti è una cittadina ricca di storia e di fascino.
Il visitatore si rende subito conto di trovarsi immerso nella bellezza, conteso fra il mistero del sacro e la suggestione del profano.
Qui Alfonso Maria de Liguori, prima di essere venerato come santo, fu uno studioso che dedicò la vita all’educazione del popolo e della sconfinata campagna. Qui, tra il Duomo e il seminario di Sisto V scrisse la maggior parte delle sue centoundici opere e, forse, anche il celebre e immortale canto natalizio Quanno nascette Ninno.
Sempre qui, Giacomo Casanova cercò riparo dai suoi aguzzini e ancor più dalle sue amanti. E chissà se messi sulla via dal grande veneziano, Freud e Jung si scambiarono notizie e lettere sulla “croce fallica di Sant’Agata dei Goti”, che rimanderebbe a riti medioevali e pagani.
Nell’Ottocento, Theodor Mommsen, studiò e mise ordine nelle tante scritte latine disseminate qua e là. Le scritte santagatesi comparivano su chiese, conventi, palazzi del centro storico. Nel secolo scorso gli studi del grande storico furono approfonditi dall’archeologo Domenico Mustilli e dal grecista e fine umanista Vittorio De Marco.
Nel 1896 fu la volta di un giovane Benedetto Croce che accompagnò Emile Bertaux alla ricerca di un quadro di un maestro del quattrocento napoletano. Si trattava di Angiolillo Arcuccio. Croce e Bertaux credevano di trovare l’opera nella Chiesa di San Francesco. Essa era invece custodita nella chiesa dell’Annunziata, per cui, pur passandoci davanti, non la riconobbero.
Questa storica visita, fu riportata dallo stesso storico dell’arte in un articolo per la rivista crociana.
Croce, una quindicina di anni dopo, in un saggio poi apparso in Storie e leggende napoletane, si ricordò di quella visita a Sant’Agata dei Goti e scrisse:
“I monelli di Sant’Agata dei Goti giocano e abbracciano ridendo la mummia del feudatario Artus, che è nella chiesa di quel luogo”.
Il territorio di Sant’Agata dei Goti ha, dunque, sempre attratto grandi personalità per la sua storia e il suo fascino.
Pare che anche “il vaso più bello del mondo”, quello di Assteas, che racconta il ratto d’Europa da parte di Zeus sotto forma di toro sia venuto alla luce qui…
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