Palazzo Donn’Anna, tra i più belli e suggestivi di Napoli, è famoso per le numerose leggende che la tradizione gli ha attribuito.

Strane storie si raccontano sulle sue mura già dalla fine del 1400. In realtà il Palazzo è ben più antico di così, poiché costruito su un edificio preesistente chiamato La Sirena.

Nel 1571 divenne di proprietà dei Ravaschieri che lo vendettero al principe Luigi Carafa di Stigliano, nonno di Donna Anna Carafa. Quest’ultima era considerata, per le sue favolose ricchezze, “la prima dote d’Europa”.

Il Palazzo fu ricostruito nel 1642 dall’architetto Cosimo Fandango e prese il nome di Palazzo Donn’Anna.

Donna Anna Carafa era diventata proprio in questo periodo consorte del Viceré Ramiro Núñez de Guzmán, duca di Medina de las Torres.

Molte le leggende popolari che avvolgono la figura di Donn’Anna.

Secondo la scrittrice Matilde Serao, Donna Anna Carafa amava organizzare ricevimenti magnifici a cui prendeva parte tutta la nobiltà spagnola e napoletana.

Durante una di queste feste, il Palazzo splendeva di luci più che mai. Un via vai di servi si apprestavano ad ormeggiare le barche degli invitati. Donn’Anna, vestita di un preziosissimo abito rosso in lamine d’argento, accoglieva sprezzante ed orgogliosa i suoi ospiti.

Quella notte era stato allestito il salone con un teatrino. Era prevista infatti una Commedia, in cui recitavano solo nobili, secondo la moda francese diffusa a quel tempo. Anche la bellissima e giovane Donna Mercedes de la Torre recitava, nel ruolo della schiava innamorata del suo padrone. Quest’ultimo interpretato da Gaetano da Casapesenna.

I due attori recitarono con tale passione che nella scena finale del bacio tutti applaudirono con trasporto. Tutti, tranne Donn’Anna, logorata dalla gelosia. Gaetano da Casapesenna era infatti suo amante e non riuscì mai a dimenticare quel bacio appassionato con Donna Mercedes.

Nei giorni seguenti le donne si scontrarono violentemente, finché uno di questi Donna Mercedes scomparve.

Si sparse la voce che si fosse rifugiata in un convento a causa di una improvvisa vocazione.  Gaetano da Casapesenna, disperato, la cercò ovunque: Italia, Francia, Spagna, Ungheria. Pianse tutta la vita, finché morì in battaglia.

La gelosia di Donn’Anna avvelenò anche la sua stessa vita. Un livore che non l’abbandonò mai, fino alla fine dei suoi giorni.

Secondo questa leggenda, ancora oggi appaiono nel Palazzo il fantasma di Donn’Anna e anche quelli dei due sfortunati amanti che si cercano in eterno disperatamente.

Un triangolo perenne di amore e morte.

 Era lei la più nobile, la più potente, la più ricca, la più bella, la più rispettata, la più temuta, lei duchessa, lei signora, lei regina di forza e di grazia. Oh poteva salire gloriosa i due scalini che facevano del suo seggiolone quasi un trono; poteva levare la testa al caldo alito dell’ambizione appagata che le soffiava in volto. Le dame sedevano intorno a lei, facendole corona, minori tutte di lei: ella era sola, maggiore, unica.” Matilde Serao

 

 

 

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