A Rocca San Felice si trova la suggestiva area archeologica della Valle D’Ansanto, detta anche Mefite (Pestiferas Fauces). Lo scenario è quello di un’area pianeggiante arida e desolata dal colore grigiastro con chiazze gialle (zolfo), priva di vegetazione. Sotto ad un dirupo, si trova il laghetto detto Mefite, caratterizzato dai gas che provengono dal sottosuolo, che a contatto con l’acqua superficiale, la fanno ribollire, originando delle esalazioni gassose, rumorose e tossiche, in quanto ricche di anidride carbonica ed acido solforico. Vengono creati anche dei vortici che inghiottono tutto ciò che vi si getta (per restituirlo, talvolta, dopo tempo totalmente disidratato, come tanti oggetti antichi).
Per comprendere bene il significato della Mefite, occorre partire dai secoli XI-X A. C., con l’espansione Etrusca e la crescita demografica degli Oschi (o Osci), che indusse alcune loro tribù a muoversi lungo l’Appennino in direzione sud.
La destinazione finale non era predefinita, ma dipendeva dalla direzione presa dall’animale-guida: per quella parte che prese il nome di Sanniti fu il cinghiale, per gli Hirpini fu il lupo (hirpus).
Una parte degli Hirpini giunse alla Mefite, che elesse come nuovo luogo di stabilimento, creando villaggi, riunendosi per motivi difensivi e per eleggere i magistrati. Poiché il contesto ambientale presentava caratteristiche alquanto dure per la vita umana, oltre che “misteriose”, gli Hirpini, che veneravano la Dea Giunone Mefitide, come le altre popolazioni italiche di quasi tutta l’Italia meridionale, cominciarono ad immolare animali in favore della divinità e ad offrirle in dono preziosi beni personali, onde accattivarsene la protezione.
Col passare dei secoli, la diffusione di racconti che riportavano accadimenti “straordinari” attrassero sempre più credenti verso la valle sacra alla Dea Mefite. Fu così che le venne dedicato un Santuario, visto che i fenomeni naturali della Mefite venivano interpretati come prova evidente del potere della Dea, in grado di proteggere i fedeli, uomini, donne, guerrieri, pastori, agricoltori.
“Esiste nell’Italia centrale un luogo ai piedi di alte montagne
conosciuto e famoso dovunque,
la valle d’Ansanto…
Qui un orrendo speco e gli spiragli di Dite
vengono mostrati, e una vasta voragine dove inizia l’Acheronte
che spalanca le fauci pestifere.”
Virgilio, Eneide (VII Canto, Versi 563-565)
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