Quante storie si intrecciano tra le vie di Napoli? Tantissime e tutte affascinanti.
Luciano Melito ce ne ha raccontata una bellissima che vi riportiamo qui.
Si tratta della storia di Gennarino ‘e vascio ‘o puorto e di Sisina ‘a sigettara do’ vico ‘a lava.
Il signor Luciano ci ha raccontato che sua nonna ha voluto questa foto di cui ci ha scritto con sè nella tomba. Solo quella e niente altro.
“Alla via Pietro Trinchera, già vico della Lava, viveva una ragazza bellissima sola con la madre. Entrambe conosciutissime a Napoli per aver involontariamente raggiunto ben tre primati: la giovane era l’ultima di ben 27 figli e la madre l’aveva avuta alla bella età di 58 anni e non meno importante era il peso straordinario di questa bimba, nata di ben 9 kg, tanto grande da lasciare la povera madre ammalata di cuore, ma eravamo appena nel 1922 e si sa che la salute di un tempo permetteva straordinari miracoli.
Dunque questa giovane ragazza, una volta cresciuta conobbe un buon giovane di buona famiglia onesta e lavoratrice, o meglio si fece in modo e maniera che lo conoscesse come si usava al tempo.
Così si fidanzò e fu amore fin da subito.
Passarono gli anni e scoppiò la seconda guerra mondiale. Entrambi i ragazzi temevano il reclutamento obbligatorio del giovane Gennaro, cosi si pensò di farli sposare per far risultare lui come unico sostegno di questa giovanissima famigliola per evitare che fosse spedito al fronte.
Per Sisina, questo il vezzeggiativo della giovane Teresa, era un po’ strano, imbarazzante, dal momento che mai avevano avuto modo di stare da soli. I fidanzamenti al tempo si vivevano al Giovedì ed alla Domenica e vi era sempre chi vigilava sulla buona condotta del giovane e che non si permettesse libertà non contemplate, in pratica non potevano far altro che guardarsi e parlarsi a distanza di qualche metro…ma lei lo amava tanto ed accettò la soluzione del matrimonio di buon grado.
Si preparò il tutto e trovarono pure casa dalle parti del Vomero.
Venne il giorno del matrimonio e ci fu’ persino chi riuscì ad organizzare un piccolo arrangiato buffet consumato stesso in sacrestia per evitare di avere troppa gente in casa, coi bombardamenti continui era pericoloso.
Finita la funzione ognuno dei due giovani, con le rispettive famiglie, si recarono alle loro case per prendere le ultime cose e poi unirsi nella nuova casa.
Sisina con la madre ed un gruppo di altre donne non riuscirono ad arrivare al vico lava che scattò l’allarme antiaereo. Iniziarono a correre tutti per raggiungere il vico rifugio che ancora oggi si chiama così, ma l’allarme era scattato tardi e già gli aerei erano sulla città, iniziarono a bombardare ovunque, la gente in fuga non si contava e Sisina fu allontanata dalla madre.
Si chiamavano a vicenda e la madre le gridava di scappare e pensare a salvarsi, ma lei non voleva saperne.
Una bomba cadde poco distante e spinse buona parte della folla a terra.
Sisina ne approfittò per vedere dov’era sua madre, si alzò e le corse incontro buttandosi su di lei per proteggerla e restarono in terra, mentre gli altri iniziavano ad alzarsi per proseguire la fuga un altra bomba colpì buona parte della folla e volavano oggetti e corpi, vivi e morti e la madre di Sisina la implorava di lasciarla li, ma Sisina non l’avrebbe mai lasciata.
“Se è destino è destino e vuol dire che moriremo insieme” diceva.
Quando tutto finì si rialzarono e corsero verso casa del fidanzato, ormai marito di Sisina.
Loro erano riusciti ad entrare in casa prima del bombardamento, ma il palazzo era stato preso in pieno, morirono tutti e tre,padre, madre e figlio e Sisina rimase vedova, zitella perché non aveva consumato il matrimonio e maritata perché sposata da qualche ora.
Sono passati gli anni e Teresa ha lasciato questo mondo nel 2010.
Ha vissuto una vita non felice, ha sposato un uomo non degno, ma non ha scordato mai il suo primo grande amore. Quando ero piccolo chiedevo spesso a mia nonna chi fosse quel bell’uomo in foto tra i defunti, poggiato ad un palo della luce, impermeabile, cappello e sigaretta alla Humprey Bogart lei mi diceva che era un cugino morto sotto i bombardamenti a cui voleva molto bene”.
Napoli durante la Seconda Guerra Mondiale
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