La Chiesa di Santa Sofia è un edificio di straordinario interesse architettonico.
La chiesa fa parte del complesso monumentale di S. Sofia, che comprende la chiesa, l’annesso chiostro e parte dell’abbazia che oggi ospita il Museo del Sannio. Il restauro della chiesa di S. Sofia è stato effettuato in occasione della presentazione della candidatura dei siti longobardi per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO con il titolo Italia Langobardorum. La candidatura corrisponde alla tipologia definita dall’UNESCO come ‘Sito Seriale’, in quanto comprende le più rilevanti testimonianze longobarde presenti sul territorio nazionale.
La Chiesa di Santa Sofia fu completata da Arechi II nell’anno 762 e rappresenta una delle più importanti testimonianze architettoniche della Longobardia Minor.
La chiesa venne inconsuetamente dedicata a S. Sofia (Santa Sapienza), forse per suggerimento di Paolo Diacono, a somiglianza di quella giustinianea di Costantinopoli (Haghia Sophia) ed ospitò, nell’abside maggiore, le reliquie dei SS. XII fratelli martiri.
La Chiesa fu costruita sul modello della Cappella Palatina di Liutprando a Pavia e divenne ben presto tempio nazionale dei Longobardi che si rifugiarono nel Ducato di Benevento dopo la sconfitta del Re Desiderio ad opera di Carlo Magno nel 774. L’edificazione rientrava in un ampio progetto intrapreso da Arechi il cui scopo era creare uno stile aulico attraverso la costruzione di monumenti illustri. Al di là della splendida Chiesa, importante fu anche lo scriptorium, fondamentale per la perpetrazione della scrittura beneventana, un tipo di scrittura famosa in tutto il mondo.
La Chiesa fu notevolmente modificata da Carlo Buratti dopo le rovine causate dal terremoto del 1688, che fece crollare la cupola centrale esagonale a spicchi, molto più bassa dell’attuale, e il campanile, che si rovesciò sulla facciata distruggendo il portichetto. È stata poi portata alle forme originali tra il 1952 e il 1957.
La Chiesa di Santa Sofia ha modeste dimensioni (23.5 mt il circolo) e una pianta originalissima: il nucleo centrale esagonale ha sei colonne collegate con archi che sorreggono la cupola. Un secondo giro di dieci pilastri non disposti radialmente ma parallelamente alle pareti, le mura perimetrali anch’esse sconvolgenti hanno andamento circolare all’ingresso e in fondo, dove sono le tre absidi. Il rimanente perimetro è stellare.
Le absidi conservano ampie tracce di dipinti parietali (VIII e IX sec.), raffiguranti rispettivamente, la Storia di S. Giovanni Battista, l’Annuncio a Zaccaria della nascita del Figlio, l’Annunciazione a Maria e la Visitazione di Santa Elisabetta alla Vergine. Altri frammenti di intonaco dipinto, distribuiti in più punti, lasciano intuire che molto più ampie fossero le superfici decorate e non si esclude che le decorazioni interessassero l’intero invaso. Le strutture murarie mostrano ampi segni di integrazione e rifacimento che hanno tenuto conto della tipologia e della tessitura del materiale impiegato.
Le superfici prive di intonaco sono prevalentemente ottenute con la posa del mattone listato che assieme al tufo determina la cromia prevalente. All’esterno sono leggibili i segni della ricostruzione, peraltro evidente per la diversa ampiezza dei corsi e delle liste.
La facciata della chiesa si presenta nelle sue linee barocche e rispetta la configurazione assegnata all’edificio negli anni successivi al terremoto del 1688 con un timpano sovrastante due archi a diverso centro, raccordato ai campi laterali con linee di colmo a leggera curvatura.
La porzione del fronte principale corrispondente all’ingresso, reca i segni di un originario corpo avanzato dove spiccano le due colonne di spoglio che sorreggono il lieve aggetto della parte mediana del fronte. All’interno della superficie incassata di questa, trova posto un pregevole portale datato al XIII secolo, costituito da stipiti ed architrave in marmo sormontato da una lunetta nel rispetto della tradizione costruttiva dei coevi edifici dell’area campana. La lunetta è arricchita dalla presenza di sculture in altorilievo raffiguranti il Cristo tra la Vergine, S. Mercurio e l’abate Giovanni IV che emergono da un fondo dorato.
Il bellissimo chiostro è posto sul retro e somiglia a quello di Monreale per l’angolo del porticato che sporge verso il cortile. Attorno al chiostro si sviluppa il monumentale edificio di S. Sofia, sede del museo del Sannio.
La Chiesa di Santa Sofia è, dunque, una delle più geniali e interessanti costruzioni nell’ambito dell’architettura europea del primo Medioevo.
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