Una visita al Parco Archeologico
Antichissime sono le origini di Conza della Campania, cittadina abbandonata quasi completamente a seguito del sisma del 1980. I resti della città romana sono riemersi al di sotto delle rovine del paese moderno di Conza, proprio a seguito del terremoto. Un progetto di scavo, restauro e valorizzazione ha riportato alla luce una complessa stratificazione edilizia che rappresenta il palinsesto di oltre 2000 anni di storia.
Visitando il Parco Archeologico di Compsa (l’antica Conza), si è guidati dal lithostroton, il pavimento di lastre calcaree, ad immaginare la vita dell’antico foro…
Sulle colline di Conza e Ronza, i luoghi della fede e quelli del potere temporale, hanno da sempre animato e sostenuto la vita delle comunità; anche per l’abitato dell’antica Compsa la vita era organizzata intorno alla Cattedrale ed al Castello, era infatti attorno alle due emergenze architettoniche sulle due colline, che pulsava l’esistenza della gente del luogo.
All’ingresso del Parco Archeologico di Compsa troviamo una croce monumentale del 1741, nel segno dello stemma di Conza, un’aquila turrita poggiante su tre colli, riprodotta su una delle facciate della stessa. Dell’antica cattedrale del ‘700 eretta su preesistenze romaniche e medievali, si apprezzano interessanti resti, di età imperiale l’urna marmorea della cripta; di interesse un bassorilievo, inglobato nella base del campanile, riproducente la porta dell’urbis. Dell’antico impianto termale della città, rimane una struttura in laterizio che conserva nelle vicinanze un sarcofago lapideo riutilizzato come vasca di una fontana monumentale che conserva l’iscrizione latina in parte decodificata come risalente al IV sec d.C.
Al di sotto della piazzetta antistante la cattedrale di Santa Maria Assunta, gli scavi hanno portato alla luce una parte del foro della città romana, a due livelli pavimentali: il più antico è in “opus spicatum” (a spina di pesce), davanti al quale è un canale di scolo per le acque piovane in grossi blocchi calcarei; in sezione è riconoscibile l’altro pavimento in “opus tessellatum” e cocciopesto. Sul foro affaccia il podio sagomato in grossi blocchi di calcare di un edificio, forse un tempio o comunque un complesso pubblico.
Alla base del campanile, altri scavi hanno messo in luce una stele funeraria dei primi anni del cristianesimo, finemente lavorata, a testimonianza della raffinatezza scultorea dell’epoca nell’arte a carattere religioso.
Altre strutture sono venute alla luce nel resto della città, sotto le fondamenta degli edifici crollati con il sisma. In via Forno è stata rinvenuta una domus romana con ambienti pavimentati a mosaico e con una grossa cisterna, profonda oltre 12 metri e larga 3.
Fuori città, in contrada “Piano delle Briglie”, sorgeva il teatro; in contrada Sanzano ci sono poi i ruderi di una villa romana, alla quale si accede tramite un ponte in opera laterizia che attraversa il fiume Ofanto. Un’altra villa romana è stata individuata nel 1978 in località Macello dove sono venute alla luce anche una serie di tombe a fossa del VI-V secolo a.C.
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