NAPOLI

LE ORIGINI

La sirena Partenope

La sirena Partenope

La fondazione di Napoli è legata al mito della sirena Partenope che ha due versioni: la prima narra il suicidio di Partenope e il successivo ritrovamento del suo corpo sull’isola di Magaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo; la seconda narra la fuga della sirena con un mortale greco sull’isola di Magaride e la fondazione della città da parte loro. Dalle informazioni storiche si evince una colonizzazione greca inizialmente a Ischia ed in seguito a Cuma; solo nel VI secolo a.C. fondarono la città di Partenope sull’isola di Magaride che permetteva gli scali commerciali.

 

 

 

 


ETA’ ANTICA

Neapolis

La città di Neapolis

Nel 470 a.C. i greci Cumani fondarono una vera e propria città, ad oriente rispetto alla vecchia Partenope, che chiamarono Neapolis (“città nuova”) per distinguerla dalla “città vecchia” Palepolis. Importante colonia della Magna Grecia, la città fu caratterizzata dalla presenza di cardi e decumani e da edifici di culto e di pubblica utilità. Nel 423 a.C. i Sanniti conquistarono Cuma e scacciarono gli abitanti, mentre i Romani volevano espandere il proprio territorio verso sud. I rapporti tra Roma e Neapolis furono travagliati: il tentativo di stipulare un accordo fallì a causa delle pressioni delle altre colonie. Ciò portò nel 326 a.C. ad un conflitto armato, che si concluse con la vittoria dei romani, e alla creazione di una confederazione tra le due città. Roma rimase fedele alleata apprezzandone e privilegiandone la cultura.


ETA’ MEDIEVALE

Maschio Angioino

Maschio Angioino

Dopo la divisione dell’Impero Romano e la caduta della parte occidentale dell’impero, Giustiniano, imperatore d’Oriente, grazie all’aiuto di Belisario e successivamente di Narsete al comando dell’esercito, riuscì a scacciare definitivamente i goti ai piedi del Vesuvio e della Campania. Dopo aver respinto i Longobardi e i Vandali e dopo un tentativo d’indipendenza nel 615, l’imperatore d’Oriente nominò un duca napoletano a capo della città: Basilio. Da questo momento la città dispose di un governo proprio che durò dal 661 al 1137. Durante il ducato Napoli fu minacciata dai Longobardi e Saraceni ed aiutata dai Normanni, a cui fu affidato il feudo di Aversa in cambio della resistenza alle mire espansionistiche di Benevento. Nel 1139 i normanni di Ruggero II d’Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo. Ruggiero II, fattosi proclamare re, occupò Salerno, Amalfi, Capri e Ravello e nel 1137, in base ad un accordo preso con il duca Sergio, impose il suo potere su Napoli. Alla morte del duca Ruggiero riconobbe l’autonomia a Napoli. A Ruggiero II succedette Guglielmo I che fece costruire Castel Capuano e strinse importanti alleanze con le Repubbliche Marinare. Il dominio normanno si concluse nel 1194 alla morte di Tancredi d’Altavilla. Nel 1197 scese al trono Federico II che promosse lavori di restauro e abbellimento della città e regalò a Napoli nel 1224 la prima Università, in seguito a lui dedicata, che acquisì un gran prestigio internazionale al pari di Parigi e Bologna. Nel 1266 fu chiamato dal papa in Italia Carlo d’Angiò che fece diventare Napoli capitale del regno. La società fu organizzata in Sedili, organismi democratici che mediavano i rapporti tra il monarca e il popolo. Con Carlo la città si sviluppa sia artisticamente che economicamente, tanto da far diventare Napoli la prima metropoli d’Italia, forse seconda solo a Parigi in Europa. Successivamente a Carlo nel 1285 il figlio Carlo II apportò delle migliorie al patrimonio artistico e monumentale della città: ristrutturazione di Castel dell’Ovo e ristrutturazione del Maschio Angioino. Altro grande sovrano fu Roberto d’Angiò che promosse la costruzione della chiesa di Santa Chiara ed ornamenti in stile gotico. Dopo la morte di Roberto vi fu un periodo di epidemie di peste e di sommosse che tormentarono la città. Alla stirpe dei d’Angiò subentrò quella dei Durazzo che portò alla divisione della città in due fazioni.


ETA’ MODERNA

Museo di Capodimonte

Museo di Capodimonte

Il 1442 fu l’inizio della dominazione aragonese sotto il regno del re Alfonso il Magnanimo, caratterizzato dall’ampliamento della città. Furono costruiti importanti monumenti come l’Arco del Maschio Angioino, Palazzo Filomarino, Porta Capuana, Palazzo Como. Successivamente la corona di Napoli passò al figlio Ferrante che difese la città dalle nuove pretese angioine, e solo con il regno di Ferrantino riuscirono ad entrare in città. Dopo il dominio francese la città di Napoli, nel 1504, passa sotto la dominazione spagnola che lasciò tracce profonde nell’assetto urbanistico della città; fu aperto il famoso asse viario che prende il nome dal viceré spagnolo Toledo e furono costruiti i Quartieri Spagnoli. Nel 1647 la città vide la famosa rivolta di Masaniello e la successiva nascita di un’effimera repubblica indipendente. Tra le opere più significative del periodo spagnolo, vanno ricordate il Palazzo Reale, la Certosa di San Martino e la chiesa del Gesù Nuovo. In questo periodo oltre all’eruzione del Vesuvio del 1631 ci fu una gravissima epidemia di peste che durò un anno. Dopo la guerra di successione spagnola il regno fu occupato (1734) da Carlo di Borbone che costituì uno stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia. Il sovrano attivò una serie di riforme nei settori quali l’artigianato (lavorazione del corallo, ceramica e porcellane), l’industria (cantiere navale di Castellammare) e il commercio (il porto di Napoli); forte fu il suo impegno per l’abbattimento dei privilegi feudali. Il regno di Carlo I ha lasciato importanti segni anche nell’architettura e nell’urbanistica cittadina (nel 1737 fu inaugurato il Teatro San Carlo; nel 1738 si avviarono i lavori per l’edificazione della Reggia di Capodimonte e della Reggia di Portici; nel 1752 Luigi Vanvitelli iniziò la realizzazione della Reggia di Caserta, sul modello di Versailles; nel 1757 lo stesso Vanvitelli progettò il Foro Carolino, l’attuale Piazza Dante). Nel 1759, Carlo fu richiamato a Madrid per salire sul trono di Spagna, e a Napoli lasciò il figlio Ferdinando. Agli anni del regno di Ferdinando IV risalgono la trasformazione della spiaggia di Chiaia nella Villa Reale, poi divenuta Villa Comunale (1778), l’istituzione della scuola militare della Nunziatella (1767). Nel 1789 la rivoluzione francese arriva anche a Napoli mentre si diffondono le idee liberali e giacobine. Nel 1799, sotto la protezione dei francesi, i giacobini napoletani, proclamano la Repubblica Partenopea che non ebbe lunga durata. Il Settecento borbonico fu per Napoli un periodo di sviluppo e prestigio internazionale. Il decennio francese è caratterizzato da alcuni lavori pubblici di Giuseppe Bonaparte che ampliò i confini di Napoli, istituì la figura del sindaco e introdusse il catasto urbano. Subentrò suo fratello Napoleone che affidò il regno a Gioacchino Murat. Egli compì altri lavori pubblici, come l’apertura del Corso Napoleone, che collegava via Toledo con Capodimonte. Con il Congresso di Vienna ci fu il ritorno borbonico con Ferdinando che unificò il Regno di Napoli e di Sicilia nel “Regno delle Due Sicilie”. In questi anni, viene edificato il Palazzo S. Giacomo nell’attuale piazza Municipio; si avvia la risistemazione del largo di Palazzo (l’attuale Piazza Plebiscito), ribattezzata Foro Ferdinandeo, con l’edificazione della chiesa di San Francesco di Paola e l’aggiunta delle due statue equestri dei sovrani Carlo e Ferdinando di Borbone; viene istituito l’Osservatorio Astronomico, il primo in Europa. Nel 1830 salì al trono Ferdinando II che inaugurò la Napoli-Portici, prima ferrovia italiana; furono inaugurate linee telegrafiche, nuove strade, ponti, strutture sanitarie, scuole e istituti professionali che portarono all’aumento della popolazione. Dal punto di vista culturale nascono la grande tradizione della canzone napoletana e le prime espressioni del teatro dialettale. Alla morte di Ferdinando, gli succede il giovane Francesco II, che sarà l’ultimo Re delle Due Sicilie. Nel 1860 nel Regno delle Due Sicilie ci fu la spedizione dei Mille di Garibaldi, e successivamente l’invasione del regno di Sardegna. Federico II di Borbone abbandonò Napoli e ci fu il tentativo di una prima difesa con la battaglia del Volturno, quindi con l’assedio di Gaeta. In seguito alla sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al regno d’Italia e perse il proprio status di capitale. Le strutture di governo statale presenti in città furono smantellate ed anche le attività industriali andarono in rovina, furono trasferite o fortemente ridimensionate.  Il tesoro del Regno delle Due Sicilie fu utilizzato per risanare i bilanci del regno di Sardegna, di conseguenza aumentò la crisi sociale ed industriale napoletana.


ETA’ CONTEMPORANEA

Mostra d'Oltremare

Mostra d’Oltremare

Napoli fu protagonista dell’ascesa del fascismo quando nel 1922 ci fu un’adunata di camicie nere che doveva servire da prova per la Marcia su Roma di Mussolini. Esso riservò a Napoli un ruolo di fondamentale importanza nella politica mediterranea, in quanto venne considerata città porto dell’impero. In quegli anni, fu costruita la grande Mostra d’Oltremare, ideata nel 1937 per celebrare l’espansione politica ed economica dell’Italia sui mari e per aiutare lo sviluppo economico del mezzogiorno. L’economia cittadina crollò con l’ingresso dell’Italia in guerra e Napoli fu la città che subì più bombardamenti dal 1940 al 1944. Nel 1943, a causa della nave Caterina Costa, si sviluppò un incendio che vede sprofondare il molo e danneggiò o distrusse gli edifici intorno. Parti roventi di nave finirono in via Arti, Piazza del mercato, Vomero e in Stazione Centrale: ancora oggi sono visibili gli effetti di quest’esplosione sulla facciata est del Castel Nuovo. I tedeschi occuparono Napoli nello stesso anno e poco dopo incominciarono le rivolte: con le “quattro giornate” di Napoli la popolazione insorse contro i tedeschi e permise agli angloamericani di arrivare in città per poi proseguire verso Roma. Nel 1944, con la città semidistrutta, vi fu l’ultima eruzione del Vesuvio che colpì la zona orientale.