La pizza figliata dell’alto casertano, ha un nome davvero bizzarro.

Innanzitutto, si tratta non di una pizza, ma di un dolce. Alcuni sostengono poi che il nomignolo “figliata” dipenda dal fatto che tende a spaccarsi in tante pallottole mielose. Altri ritengono che rappresenti il ciclo annuale con la sua forma circolare, poiché viene confezionato durante le festività natalizie.

Ma le sue origini sono in realtà molto profonde, e custodiscono il dramma della tradizione ebraica.

Le ricerche evidenziano origini che risalgono almeno ai primi dell’Ottocento. Soprattutto, emergono affinità con un tipico dolce ebraico, diffuso in Toscana, la cui origine risale alla metà del XVII secolo.

Nel 1600, infatti, gli ebrei che abitavano nella zona, furono costretti da un editto del granduca di Toscana, Cosimo II de’Medici, a lasciare le proprie abitazioni e a concentrarsi in una zona. Il “ghetto” creato era a ridosso della Sinagoga.

Lo sfratto fu intimato dall’Ufficiale Giudiziario e dal Messo Notificatore mediante il gesto rituale di picchiare sulla porta con un bastone.

Gli ebrei in provincia di Pitigliano e Sorano, cento anni dopo, vollero ricordare le imposizioni subite con la creazione di questo dolce che assume nome e forma di questa triste vicenda.

La pizza figliata dell’alto casertano ha una forma analoga, che dunque racchiude l’allegoria del bastone, soltanto che viene poi attorcigliata a forma di ciambella aperta da un lato, e così infornata. Ha un colore biondo ambrato ed è fatta di pasta sottile farcita di miele e noci pestate.

Dalle festività natalizie il dolce si conserva fino a febbraio, grazie alla presenza del miele che preserva il gusto.

La sua preparazione è un autentico rituale: la farina viene impastata con le uova, l’olio d’oliva, lo zucchero e il vino bianco. La pasta viene lavorata a mano e lasciata riposare per circa mezz’ora. Si stende poi su un ripiano di legno aiutandosi con un mattarello per ottenere una sfoglia di forma ellissoidale, sulla quale vengono distribuite le noci, precedentemente pestate; vengono quindi aggiunti lo zucchero, le scorzette di limone e di mandarino, il miele. La sfoglia arrotolata viene cotta in una teglia unta d’olio. Una volta raffreddata si cosparge con miele e zucchero.

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