ETA’ ANTICA
Nel 194 a.C. un gruppo di trecento cittadini romani, con le rispettive famiglie, si insedia sulle pendici di un’impervia collina della parte settentrionale della piana del Sele (Ager Picentinus), dando origine alla città di Salernum. Secondo lo storico Tito Livio, la fondazione di questa nuova colonia avviene presso un preesistente centro fortificato (finora non individuato dalla ricerca archeologica), con lo scopo di presidiare il territorio precedentemente abitato dai Picentini, popolo che, durante la seconda guerra punica (218-202 a.C.), aveva tradito Roma, passando tra le fila di Annibale. Per quel che riguarda l’età romana, le fonti letterarie riportano notizie piuttosto scarne, mentre qualche dato in più relativo a tale periodo si desume dalla documentazione epigrafica. Tra la fine del IV e gli inizi del V secolo d.C. un’alluvione, causata da un torrente che attraversava l’area urbana, sconvolge Salernum, costringendo molti abitanti ad abbandonare la città. Provvidenziale si rivela l’intervento del patrono Arrio Mecio Gracco, il quale, come si apprende dall’iscrizione posta sulla base di una statua a lui dedicata dal senato locale, cura il ripristino delle aree devastate e, dando nuova fiducia ai cittadini, impedisce lo spopolamento della città.
ETA’ MEDIEVALE
Sul finire del V secolo, a seguito della caduta dell’Impero romano d’occidente, Salernum attraversa una lunga fase di riassestamento, durante la quale gravita nell’orbita bizantina, in dipendenza dal duca di Napoli, per poi essere conquistata dai Longobardi. Successivamente alla conquista di Pavia (744), capitale del Regno longobardo, da parte di Carlo Magno, Arechi II, duca-principe di Benevento, si trasferì a Salerno per meglio difendersi dall’avanzata franca. È proprio con gli interventi edilizi arechiani che inizia la vera storia di Salerno medioevale, protagonista di uno sviluppo che la porterà, nell’XI secolo, ad assumere il titolo di opulenta. È in questo periodo che Arechi, oltre a provvedere ad opere di fortificazione, utilizzerà le strutture delle antiche terme romane come fondamenta per costruire un palatium, che diventerà il simbolo per eccellenza della città altomedioevale. Nel 787 egli fu sepolto nella cattedrale cittadina, come ricorda un epitaffio dettato da Paolo Diacono, che lo celebra come il fondatore della città. Le vicende successive della città seguono quelle del Ducato di Benevento, fino a quando, tra l’848 e l’849, Salerno si elevò a Principato autonomo. L’affrancamento da Benevento ne accrescerà progressivamente un ruolo politico, che troverà il suo apice con il Principato di Guaimario IV, alla cui morte, dopo un lungo assedio nell’inverno tra il 1075 e il 1076, Salerno cadde nelle mani dei Normanni. In tale periodo, Roberto il Guiscardo, con il concorso dell’arcivescovo Alfano (1058-1085), fa realizzare una grandiosa cattedrale romanica consacrata a San Matteo, che rimarrà simbolo imperituro di Salerno, in quanto custode delle reliquie attribuite all’apostolo, traslate in città già dal 954. Nel successivo Regno di Ruggero II (1130), Salerno conosce tempi felici, durante i quali la Scuola Medica Salernitana raggiunge il suo massimo sviluppo istituzionale. È per questo che, nel passaggio alla dominazione degli Svevi, i salernitani assunsero una posizione filonormanna, attirandosi l’ostilità di Enrico VI, il legittimo erede al trono. La città passò poi in mano agli Angioini e diventò il centro politico del Principato Citra, mantendendo a lungo, in tale territorio, una supremazia economica, sociale e politica. Tale egemonia iniziò tuttavia a ridimensionarsi, per cedere progressivamente il passo a Napoli che, proprio con gli Angiò, sarebbe diventata il vero cuore del Mezzogiorno, confinando Salerno al rango di periferia del Regno.
ETA’ MODERNA

Salerno, cripta della cattedrale, abside destra. Affresco raffigurante l’assedio alla città del 1544
Nel 1439 la città fu infeudata agli Orsini per passare ai Sanseverino nel 1463, mantenendo il ruolo di capitale di uno Stato indipendente e di raccordo tra Napoli e le province del Principato. Con l’avvento degli spagnoli, Salerno fu interessata da un processo di provincializzazione durante il quale regredì a modesta realtà urbana, condizione che le valse il nome di «città assente». Dopo la congiura dell’ultimo dei principi di Salerno, Ferrante Sanseverino, la città fu resa demaniale per poi essere rivenduta, nel 1578, al mercante Nicola Grimaldi, duca di Eboli. Finalmente, nel 1590, con un versamento di 90.000 ducati, Salerno riuscì a riscattarsi, tornando ad essere città demaniale, forma organizzativa che stimolò l’emergere di una nuova idea di libertà ed un più determinato processo di formazione di identità cittadina. Nel Seicento la città non riuscì a guidare l’economia del contesto provinciale e, fino al primo Ottocento, i circuiti di distribuzione dei prodotti della provincia rimanevano spesso esterni alla città di Salerno. La scarsa rilevanza progressivamente attribuita alla città diviene lampante quando, nel 1810, durante il decennio francese, l’antica Scuola Medica salernitana viene soppressa, a favore della centralità dell’Università di Napoli.
ETA’ CONTEMPORANEA

Pino Musi, Attraverso 2. Il cantiere della stazione marittima dell’architetto Zaha Hadid, a Salerno, 2012, courtesy dell’artista e della galleria Leggermente Fuori Fuoco
Agli albori dell’età contemporanea, dopo le grandi rivoluzioni atlantiche, anche il salernitano è stato coinvolto dai dibattiti politici e culturali, dell’epoca dei lumi. Nei giorni convulsi della rivoluzione e della guerra civile del 1799, Salerno fu teatro di sanguinosi scontri tra repubblicani e realisti, francesi ed inglesi. Nel decennio francese, abolito il feudalesimo e superate le strutture dell’ancien régime, la città diventò il centro istituzionale di una vasta provincia, i cui caratteri politici e geografici si sono largamente conservati fino ai nostri giorni. Nella prima metà dell’Ottocento lo sviluppo nel suo circondario di alcuni dei primi segmenti industriali del Regno e la dimensione demografica del territorio provinciale restituirono progressivamente a Salerno un ruolo perso nell’età moderna. Nella rivoluzione costituzionale del 1820 Salerno fu infatti il centro principale della mobilitazione liberale e nei decenni dell’assolutismo registrò una complessa e alternante lotta politica tra i difensori dei Borbone e i sostenitori del liberalismo, fino al crollo del regime borbonico. Nel 1857, ad esempio, ospitò uno dei primi grandi processi del secolo seguiti dalla stampa internazionale: il processo ai superstiti della Spedizione di Carlo Pisacane, sconfitta nel Vallo di Diano dalle forze di sicurezza borboniche. Salerno fu scelta allora come obiettivo strategico della marcia di Garibaldi nel 1860 e diventò uno dei luoghi simbolici della rivoluzione nazionale unitaria nel vecchio Regno delle Due Sicilie. Il capoluogo, insieme a molti centri della provincia, dove si era formata una importante élite nazionale liberale, furono tra i primi a votare l’adesione alla nascente nazione italiana. Nell’età liberale (1861-1922) la città diventò un crocevia ferroviario e commerciale tra i più importanti del Mezzogiorno italiano e una delle roccaforti della Sinistra storica. La massiccia partecipazione della popolazione provinciale alla Grande Guerra contribuì a cambiare il contesto sociale ed economico che accompagnò la crisi dello stato liberale. Salerno registrò episodi di lotta tra fascisti ed antifascisti, fino alla definitiva sostituzione dell’amministrazione liberale, legata a Giovanni Amendola, con un governo cittadino espressione del regime di Mussolini, celebrato dalla costruzione di nuovi edifici, quali la Casa comunale e la Prefettura. Nel 1943 Salerno diventò una delle zone calde delle frontiere dell’Europa nazista e teatro del cosiddetto Sbarco di Salerno ad opera degli Alleati. Tra il febbraio e l’agosto del 1944, il governo italiano, ricostituito dopo il collasso dell’armistizio, si trasferì a Salerno, che divenne quindi, sebbene in via provvisoria, capitale d’Italia (svolta di Salerno, 1944). Negli anni Cinquanta, l’accelerazione dell’urbanizzazione, la crescita economica, l’espansione demografica e la creazione di importanti infrastrutture, tra cui il porto, cambiarono radicalmente il volto di Salerno, definendo le linee principali dell’attuale assetto urbano. Tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso Salerno ha vissuto una stagione culturalmente vivace, proseguita nei decenni successivi con l’istituzione, ad esempio, del Centro Studi d’Arte Contemporanea, della Fondazione Alfonso Gatto e del “Linea D’Ombra Festival delle culture giovani”. La crescita dell’Università, fino alla sua trasformazione in un grande ateneo, negli anni Novanta, fu uno dei più evidenti passaggi, anche simbolici, di una fase di progressiva laicizzazione e modernizzazione della città. La crescente presenza di viaggiatori nelle coste cilentana ed amalfitana, oltre che nell’entroterra, a partire dagli ultimi anni, ha permesso anche un maggiore sviluppo turistico, favorito dal successo del recupero degli spazi fisici ed architettonici del centro storico. Il centro della città da alcuni anni ospita, inoltre, nei mesi invernali, le architetture luminose che disegnano il percorso colorato delle Luci d’artista, manifestazione che ottiene un ampio successo di pubblico.

Zaha Hadid, Stazione Marittima di Salerno (photo Giacomo-Santoro)
Negli ultimi decenni, infine, Salerno ha accolto una serie di progetti, per lo più ancora in corso di realizzazione, firmati da alcune fra le grandi archistar contemporanee, che restituiscono l’immagine di una città in continua trasformazione.
Tra queste opere, la recente inaugurazione della “Stazione Marittima” il 25 Aprile 2016, progettata dall’architetto Zaha Hadid (inaugurazione postuma a causa della recente scomparsa dell’architetto Hadid).